🍒🍒 JUST BEFORE YOU LEAVE
Nel mondo precarizzato in cui siamo precipitati, molti non avranno probabilmente né tempo né possibilità di organizzarsi una pausa estiva (la logistica e i rider non si fermano). Pochi saranno liberi di esagerare regalandosi sogni e follie, ne hanno i mezzi. Gli altri partiranno ma senza entusiasmi eccessivi, a settembre li aspettano potenziali sorprese negative. Altri ancora rimarranno a casa!
Il clima si sa non è dei migliori, inutile far finta di nulla.
Non si tratta di caldo eccessivo o di pericolo di temporali estivi e grandinate. In un periodo percepito di crisi (κρίνειν, di scelte) e potenzialmente foriero di altre guerre future, mondiali o a pezzi che siano, il clima che conta è quello politico, sociale, economico e culturale, psichico e mentale.
Su tutto pesano: l’imprevedibilità dei cigni neri in circolazione e le tendenze emergenziali in atto; l’inadeguatezza dei modelli che continuiamo a costruire nell’illusione fallace di governare il mondo, gli eventi e le situazioni; le tante sorprese emergenti che evidenziano la perdita della capacità di leggere la realtà, di comprenderla (intenderla) e, per quanto possibile, di anticiparla, accompagnandola nelle sue trasformazioni.
Mettendosi in viaggio, meglio non dimenticare il dispositivo tecnologico (chi ne può fare a meno? perché poi farne a meno?... per attraversare le strisce pedonali?). Può risultare utile però anche riflettere sul suo essere espressione di un insieme di rapporti di forza condizionanti le nostre scelte (booking, tripadvisor o trivago? tutto qui?) e le nostre vite, i nostri convincimenti e i nostri presunti saperi, persino il nostro controllo motorio sulla scrittura, passato dal seguire le curve di una lettera con una matita, a spippolare su simboli visualizzati su uno schermo. Una riflessione di questo tipo aiuta a comprendere quanto siamo diventati il nostro dispositivo, quanto vi apparteniamo e agiamo in esso, come gli regaliamo la nostra identità e soggettività. Ormai siamo ed esistiamo attraverso di esso.
Sotto l’ombrellone, su un sentiero isolato di montagna (in agosto meglio evitare le Dolomiti o Courmayeur) o alla guida di un camper per le vie dell’Alaska o della Nuova Zelanda, mentre il telefonino è silenzi(ato)oso, perché non interrogarsi, come facevano i Monty Python, sul senso della vita (meaning of life), su che senso darle?
Il come è importante tanto quanto il farlo.
Bisogna usare (auto)ironia (nel film dei Monty Phyton a interrogarsi sono dei pesciolini dentro un acquario), bisogna essere irriverenti, rudi e brutali con sé stessi, interrogarsi su tutti gli aspetti di una vita ormai paludosamente perdutasi in narrazioni e mitopoiesi frutto di attività di marketing più che di azioni umane, non più rispecchianti la realtà vissuta, individualmente e/o socialmente esperita. Soprattutto bisogna (re)imparare a interrogarsi e a porsi delle domande, comprese quelle esistenziali che continuamente rimuoviamo, pur sapendo inconsciamente che il rimosso, anche se in forma diversa, sempre ritorna e si ripresenta, per la nostra gioia, sconforto e disgrazia.
Interrogarsi è fondamentale ma le risposte non possono servire a salvarsi la faccia, a rassicurarsi, soprattutto non possono soggiacere a uno schema binario, sempre fragile, inadeguato e inefficiente. Viviamo un’epoca di incertezza e di ansia, ma la risposta non sta nella ricerca della certezza. Stiamo tutti dentro una provvisorietà intrinseca, inutile attaccarci alle nostre (auto)convinzioni. Meglio avere la flessibilità mentale per pensare che la vita è un sistema probabilistico (quantistico?), che della realtà conosciamo sempre troppo poco, che conta anche quello che non si sa. Inutile cercare o darsi risposte definitive, come fanno i molti che oggi agiscono come portatori di verità, anche quando queste verità sprofondano le loro radici in immense e malate menzogne.
La pausa estiva, favorendo la rilassatezza neuronale e la formazione di sinapsi imprevedibili e diverse, può servire a riflettere su come cambiare approccio, a modificare modelli interpretativi di riferimento o rinunciare ad averne alcuno.
Un primo passo verso il cambiamento può portare a prestare attenzione alle circostanze, al loro potenziale situazionale ed evenemenziale, a ciò che ci succede intorno, non onlife ma offlife, non nel metaverso ma nel NOSTROVERSO fisico e sensibile che continuiamo ad abitare. Guardarsi attorno, prestando attenzione ai fatti e agli eventi, può risultare utile per capire quali siano le proiezioni che ognuno fa sui fatti a venire, facendo i conti con l’attrito o la resistenza che sempre nasce quando i nostri desideri si scontrano con la realtà, predisponendosi a trarne dei vantaggi.
Tutto ciò non è fattibile dentro la logica binaria a cui ci siamo assoggettati. Sempre pronti a un MiPiace abbiamo dimenticato che si può anche stare a bordo campo, limitandosi a osservare. Più che i fatti in sé, i click, i MiPiace, i commenti, ecc. contano il processo, i movimenti, le dinamiche, il non detto e il non fatto, il non fare nulla, le emergenze e le tendenze. Il protagonismo malato, che ci spinge a lavorare con obiettivi e finalità utilitaristici, ci impedisce di capire le situazioni nelle quali ci troviamo, di valutare circostanze, eventi, relazioni e incontri. Alla lunga genera frustrazioni e origina fallimenti dolorosi.
Se si sfruttasse il tempo libero e rilassato della pausa estiva per elaborare alcune delle riflessioni alle quali con questo testo ho voluto fornire degli spunti, si potrebbe forse capire che, per uscire dalle crisi che ci sovrastano, per cambiare davvero serve prendere un’altra strada, diventare capaci di trasformare e di trasformarsi.
"La crisi è movimento, è qualcosa che dobbiamo attraversare." - Myriam Revault d'Allonnes
Non esistono punti di partenza e punti di arrivo, tutto è sempre dinamicamente in movimento, uno svolgimento in corso. Stiamo già tutti dentro una trasformazione in atto, duratura nel tempo e continua, globale, applicabile come tale al mondo, ai diversi ambiti nei quali si esplicita e alle discipline che se ne occupano. In questa trasformazione già in atto, come soggetti individuali siamo tutti agiti. Più che le nostre idee sul mondo e le loro finalità di progresso, contano le scelte che facciamo dentro il processo di trasformazione in atto, gli attrattori che con le nostre scelte contribuiamo a far emergere, la consapevolezza che maturiamo e le (tecno)responsabilità, anche etiche, che ci assumiamo, la coscienza che la trasformazione in atto non si fermerà, non può essere fermata.
A chi è arrivato a fin qui rivolgo il mio augurio più caloroso per una pausa estiva di riposo e di riflessione, di trasformazione e di riscoperta esistenziale del proprio essere, dentro un mondo pieno di crisi, marchiato dal sigillo dell’indecisione e, proprio per questo, capace di legare la realtà oggettiva all’esperienza che ne abbiamo.
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Libero professionista Consulenza manageriale
1 annoLa nostalgia del superuomo alza una cortina fumogena sulla precarietà umana. Trump che, ferito di striscio, per deviare l'attenzione dalla sua fragilità si inventa la sua colleganza con Dio; Biden che, contro l'evidenza delle pieghe della vecchiaia che lo sommergono, immagina di nuotare nelle acque perenni della storia americana, sono esempi odierni della sfasatura tra la presunzione di "perennita'" e il correre del tempo. È, questo, un ostacolo che riguarda tutti, nel tempo dell'iperconnessione. La prevalenza della nostra umanità è svelata proprio dalla incertezza, come suggerisce Luciano Floridi a proposito della scuola, tra l'affrontare la rivoluzione in corso chiedendoci "come" farlo, che sembra essere la modalità inutilmente prevalente, piuttosto che "quale" è il NOSTROVERSO che intendiamo perseguire in quella rivoluzione.
Libero professionista della comunicazione
1 annoPesciolini in omaggio per te, Mazzucchelli
Pensionato presso Comune di Milano
1 annoSono gia` in montagna; non c'e`pericolo di rimanete bloccati nel traffico, anche se mi trovo circondata dalle dolomiti. Siamo isolati, sopra un paesino che non ha piu`negozi, in compenso boschi abbandonati all'incuria e il mio grande prato ben rasato, fonte di piacere per noi. In compenso vedo le cime dolomitiche del trentino; siamo al confine con Trentino Alto Adige. Leggero` Auguro buone vacanze riposanti a tutti!