La tavola nel tempo: il Medioevo
A. L’alimentazione nel Medioevo
– Caratteri generali
– Animali per il cibo, animali per la fatica
– I cereali
– Tecniche di conservazione
– L’alto Medioevo: Romani-Barbari
– Basso Medioevo: le città

B. Il linguaggio del cibo
CARATTERI GENERALI
• La cucina medievale è abbondantissima, ma
  sostanzialmente monotona.
• Dominano le carni cucinate con numerose
  spezie esotiche (ginepro, cannella, pepe, noce
  moscata, zafferano...) che riescono con i loro
  intensi aromi a coprire il sapore spesso cattivo
  dei cibi andati a male. L’unico prodotto
  conservato in grandi quantità e trasportato in
  luoghi lontani è il pesce: appena pescato viene
  stipato in barili sotto sale dove può rimanere per
  molto tempo senza alterarsi.
Il pane è l’alimento fondamentale per tutta la
popolazione: ogni famiglia lo prepara in casa propria
 impastando farina integrale, acqua, sale, lievito per
           poi cuocerlo nel forno a legna.
Si consuma una grossa quantità di frutta e verdura.
La pasticceria comincia ad essere prodotta su larga
  scala: vengono messi in commercio bignè, cialde,
ciambelle, biscotti, marzapane e croccanti... Per fare
la pasticceria, come per gli altri usi culinari, il grasso
più usato è il lardo e il dolcificante più impiegato è lo
                   zucchero di canna.
LE RISORSE
• Le rese agricole dei
  cereali, cioè le
  quantità di cereali che
  si raccoglievano per
  ogni ettaro seminato,
  erano molto basse,
  circa 7- 8 quintali (Ora
  si arriva a 60 quintali
  e oltre).
Il bosco
• Il bosco era tornato a ricoprire gran parte d’Europa. Circondava
  paesi e città e rappresentava al contempo una minaccia e una
  risorsa.
• Infatti, se entrare in un bosco significava rischiare di incontrare
  uomini o animali pericolosi, il bosco era, però, anche una risorsa
  fondamentale per la vita quotidiana.
• I boschi fornivano
  carne grazie alla
  caccia, producevano
  frutti selvatici,
  castagne, noci,
  nocciole e – in casi
  estremi – anche
  ghiande. Davano
  funghi ed erbe
  medicinali.
Immagini di caccia
DOLCI MEDIEVALI
        • Grande diffusione ebbe
          nel Medioevo un
          manufatto alimentare
          semplice e geniale: la
          torta, detta anche
          pasticcio, pastello,
          coppo... Tipica della
          gastronomia italiana, la
          torta veniva farcita con
          ingredienti di ogni genere
          e rappresentava una
          risorsa fondamentale.
• Il regime alimentare nel Medioevo è più
  ricco e variato che nei secoli successivi
  (caccia, pesca, raccolta di frutti selvatici,
  ecc.). Questo soprattutto per gli strati
  inferiori della popolazione.
• Però si hanno spesso carestie.
Animali per il cibo,
            animali per la fatica
 LA CARNE PIU’ NOBILE E’ QUELLA CHE VOLA
• Nei primi secoli del
  Medioevo, le carni più
  apprezzate erano
  quelle di selvaggina
  grossa (cervo,
  capriolo, cinghiale)
  ritenute più nutrienti e
  più adatte a
  irrobustire il corpo.
• Verso il XIV-XV secolo,
  questo apprezzamento
  cominciò a cambiare: si
  valorizzarono le carni di
  volatili (fagiani, pernici,
  quaglie, ecc.) più fini e
  leggere, più adatte a un
  tipo di nobiltà diversa,
  quella degli uomini di
  corte che si
  distinguevano non più per
  la forza fisica, ma per
  l'abilità politica e anche
  per gli interessi culturali.
Bestie minute.
• Pecore e capre per il latte e la lana. Poi per la
  carne.
• Maiale: l’animale da carne per eccellenza.
• Tutti e tre utili per grassi animali: lardo e strutto
•  Bestie grosse
b. bovini ed equini
   come forza lavoro
   (solo a fine ciclo
   lavorativo vengono
   macellati)
c. addestramento del
   cavallo ad animale
   utile all’uomo
• Animali di bassa corte (galline, oche, anitre). E’
  alto il consumo di pollame domestico.
• Caccia Si cacciano cervo, capriolo, cinghiale,
  camoscio, stambecco, orso.
Orso e scimmie
•   Pesce
•   allevato con facilità.
•   scappatoia alla proibizione monastica della carne.
I cereali
• I cereali perdono
  nell'alto medioevo
  quella centralità
  produttiva e
  alimentare di cui
  avevano goduto in
  epoca romana.
• Si ha una penuria di
  cereali, il consumo
  alimentare subisce un
  impoverimento
  qualitativo; l'orzo
  resta un cibo
  destinato in primo
  luogo agli animali.
• Si fa il pane con altri
  cereali (segale, sorgo,
  ecc.), ma anche con
  le castagne. In periodi
  di carestia anche con
  le ghiande.
Tecniche di conservazione
• Tecniche di
  conservazione e
  preparazione: ritmo di
  crescita degli animali
  più lento.
• Tecniche di
  conservazione:
• 1. Salagione
• 2. Affumicatura
• 3. Insaccamento
Preparazione delle carni
1. soprattutto bollitura
2. arrosto, fritto, stufato
3. tecnica delle cotture
   plurime = bollitura
   poi altri eventuali
   trattamenti
4. impiego vastissimo
   di erbe e spezie
L’ALTO MEDIOEVO:
          BARBARI E ROMANI
• Le popolazioni celtiche e germaniche, da secoli
  abituate a percorrere le grandi foreste del Centro
  e del Nord dell’Europa, avevano sviluppato una
  forte predilezione per lo sfruttamento della
  natura vergine e degli spazi incolti. La caccia e
  la pesca, la raccolta dei frutti selvatici,
  l’allevamento brado nei boschi (soprattutto
  maiali, ma anche equini e bovini) erano attività
  centrali e caratterizzanti del loro sistema di vita.
  Non il pane o le polente, quindi, ma la carne era
  il valore alimentare di primo grado.
• Non si beveva il vino (conosciuto solo nelle zone
  di confine dell’impero) ma il latte di giumenta
  (latte di cavalla) e liquidi acidi che se
  derivavano; il sidro, tratto dalla fermentazione
  dei frutti selvatici; o la birra, là dove si
  coltivavano i cereali nelle piccole radure sottratte
  alla foresta. Non si usava l’olio per ungere e per
  cuocere, ma il burro e il lardo. Il quadro non era
  certo così rigido: anche i Germani consumavano
  cereali, pappe d’avena o focacce d’orzo (non
  però il pane di frumento, vero simbolo
  dell’alimentazione mediterranea).
• Macellazione e taglio
  della carne.
BASSO MEDIOEVO: LE CITTA’
• Le città-stato e poi le signorie non si chiusero mai in se stesse ma
  furono i perni attorno a cui ruotavano scambi culturali ed economici,
  con un'ampia circolazione di uomini, idee, esperienze e prodotti. A
  cominciare dai prodotti alimentari e da ciò che essi portavano con
  sé, vale a dire metodi di preparazione e di cottura, gusti, ricette.
• Fu esattamente in questo modo che a poco a poco si costruì la
  cultura gastronomica italiana, nata dalla circolazione di saperi e di
  sapori nelle piazze e nei mercati delle città.
• Dal confronto e dalla
  contaminazione di culture
  diverse, ad esempio, ebbe
  origine l'affermarsi
  progressivo della pasta in
  tutte le sue varietà e di altre
  preparazioni a base farinacea
  come le torte ripiene o
  pasticci, di specifiche modalità
  di lavorazione dei salumi o dei
  formaggi, di una generale
  vocazione alla valorizzazione
  delle verdure.
• La città è stata dunque, nella
  penisola italiana, il luogo
  strategico di costruzione e di
  trasmissione della cultura
  gastronomica.
IL LINGUAGGIO DEL CIBO
• L’alimentazione è la prima occasione per
  gli strati dominanti della società di
  manifestare la propria superiorità.
• Il Potens mangia di più e meglio. Mangia
  carne.
• Il Pauper mangia meno e peggio.
La tavola dei potenti e degli umili
• Un altro modello di
  comportamento
  alimentare è quello
  monastico: per
  distinguersi ed
  elevarsi rispetto
  all’aristocrazia
  carnivora, la regola
  monastica prevede di
  mangiare poco,
  digiunare e non
  consumare carne.
  Questo in teoria.
• Infatti la regula        • La regula di San
  magistri prevede per i     Benedetto collega
  giorni di festa            alimentazione e
  distribuzioni              lavoro e assegna più
  supplementari ed           cibo a chi lavora nei
  alimenti dolci.            campi.
• E’ forte il simbolismo
  del pane: si ha una
  identificazione fra
  pane terreno e pane
  celeste.
• Esiste una gerarchia
  sociale a tavola:
  vicinanza al capo in
  ordine di importanza.
  Lo stesso anche in
  convento.
•   LE STOVIGLIE

•   DIETA MONASTICA

•   IL BANCHETTO
LE STOVIGLIE
• Nel medioevo le stoviglie erano pochissime, anche ai banchetti dei
  nobili. Si usavano forchettoni per passare il cibo, coltelli per tagliare
  alimenti duri e fare le porzioni. Naturalmente il coltello o il
  forchettone servivano a più persone.
• Le zuppe si bevevano dalle ciotole.
• Come piatto si usavano spesso grandi fette di pane che alla fine
  venivano anch’esse mangiate.
• Le stoviglie più
  utilizzate erano … le
  mani.
• Nelle case più umili
  non si usavano
  nemmeno i bicchieri,
  oppure venivano usati
  in comune.
• Per cucinare i cibi si
  usavano pentole
  metalliche o di coccio,
  che venivano
  sospese sul focolare
  con una catenella.
LA CARNE, IL PESCE. POTERE E
          SANTITA’
• L'esclusione delle carni nei monasteri era a volte
  obbligatoria, a volte raccomandata, ma a volte vi
  era distinzione tra carnes e pulli.
• La scelta del pesce si afferma a poco a poco nei
  secoli dell'alto medioevo.
• La carne veniva proibita per vari scopi:
• - scopo ascetico purificatorio
• - scopo punitivo
• La punizione base era pane, acqua e cibi
  innocenti (come gli ortaggi).
Negarsi il cibo


II pasto rituale di carni consacrate alle
   divinità pare essere un aspetto
   importante della religiosità pagana,
   denunciato e combattuto dalle autorità
   ecclesiastiche.
• Persisteva in ambito ecclesiastico un
  comune atteggiamento culturale nei
  confronti del cibo: l'idea, cioè, della
  privazione alimentare.
• Scopo del sistema delle privazioni è la
  mortificazione del corpo: il cibo del corpo
  si contrappone al cibo dell'anima.
• In particolare rimane la privazione della
  carne, che è nutrimento del corpo, ma che
  è simbolo della forza e del potere per
  alcuni gruppi sociali.
• Il consumo di carne
  era associato
  idealmente anche alla
  sessualità.
• Rifiutare la carne
  significa anche
  allontanarsi dalle
  tentazioni del corpo.
• L'eden era
  vegetariano.
Il cibo nella regola di san Benedetto
• Cap. XXV. Delle colpe più gravi
• Il fratello reo di colpe più gravi sia sospeso
  dalla mensa e dal coro. Nessuno gli si
  accosti né conversi con lui. Sia solo anche
  nel lavoro assegnatogli, perseverando nel
  pianto della penitenza. Solo faccia i suoi
  pasti, nella misura e all’ora che l’abate gli
  avrà fissato, e nessuno nel passare benedica
  lui o il cibo che gli viene dato.
• Cap. XXXIX. Della misura del cibo
• Crediamo che per la refezione quotidiana
  così di sesta come di nona, a tutte le
  mense bastino due piatti cotti per le
  diverse infermità; sicchè chi per caso non
  potrà mangiare dell’uno, mangi dell’altro.
  Due piatti cotti bastino dunque a tutti i
  fratelli, quando si abbiano inoltre frutta o
  verdure fresche, si aggiunga un terzo
  piatto.
• Tutti poi si astengano
  dal mangiare carne di
  quadrupedi, eccetto i
  deboli e gli infermi.
Il banchetto
• I principi barbari che si stanziano
  nell’Impero romano durante il secolo V
  adottano l’uso romano del banchetto.
• Le tavole di solito sono appoggiate su
  cavalletti; i partecipanti siedono su panche
  coperte di cuscini o tappeti; il tavolo del
  principe è più alto e di solito è posto sotto
  un baldacchino.
• Ci sono poche stoviglie,
  che si collocano non sulla
  tavola del banchetto, ma
  su una tavola di servizio e
  che vengono lavati dai
  servi durante il banchetto.
  Le dame intervengono ai
  banchetti e siedono in
  mezzo agli invitati.
  Contraddistingue il
  banchetto medievale la
  ricchezza delle portate e
  la poca eleganza del
  servizio.
• La moda è di mangiar
  molto: chi più mangia,
  è maggior cavaliere.
  Predominano nella
  lista i piatti di carni
  arrostite: si usavano
  molto la selvaggina e
  il pesce.
• I vini dei banchetti
  solenni sono di solito
  speziati: vi si
  mettevano il miele e il
  pepe.
Banchetti per stupire
• Prima che fossero presentate a tavola, le
  vivande erano portate con grandissimo onore
  attorno alla piazza, per farne mostra al popolo.
  Le vivande erano pronte per essere mangiate,
  ma prima di tutto ammirate: la loro abbondanza
  e la loro qualità serviva a ostentare la ricchezza
  del signore e la capacità dei suoi cuochi. Questo
  scopo "dimostrativo" si estendeva non solo ai
  partecipanti al banchetto ma anche al popolo
  che acclamava in piazza.
• Ai banchetti dei signori di grado più alto si
  usavano vassoi d' argento e coppe d' oro,
  arrivavano in tavola interi cinghialetti arrostiti,
  frittate di centinaia di uova, enormi brocche di
  vino, fruttiere ricolme.
• In pieno Medioevo apparve uno strumento nuovo
  che impiegò molto tempo a conquistare le tavole
  di tutto il continente: la forchetta, ma soltanto a
  due denti. Per molto tempo, però, fu usata
  soltanto dalle dame più nobili poichè per gli uomini
  era un segno di debolezza.
• Per pulirsi le mani c'erano diversi metodi: si
  potevano strofinare con noncuranza sul mantello dei
  cani che girovagavano numerosi attendendo gli
  ossi, o si potevano lavare delicatamente con acqua
  di rose, o pulire su tovaglie di lino.
• Sempre per pulirsi le mani, c'era anche un'altra
  soluzione, molto diffusa e graditissima ai poveri: si
  mangiava su... tovaglie di pane, cioè sopra uno
  strato di pasta sottile, rettangolare, una specie di
  "pizza", sulla quale ogni convitato tagliava la carne,
  lasciava colare il sugo, pulendosi poi le mani con un
  po' di mollica intatta; quel che restava di queste
  "tovaglie" veniva dato ai poveri che aspettavano alla
  porta.
RICETTE MEDIEVALI
• Cervo arrosto.
• Si lava la carne di cervo con aceto e/o vino per togliere
  un po' del sapore di selvatico e la si sbollenta in acqua.
  Se il pezzo è girello o schiena, lo si riveste nella rete di
  maiale insieme a un po' d'alloro e si mette sul fuoco
  bagnandolo di tanto in tanto con un po' di vino
  (eventualmente lo stesso di prima). Altrimenti si prepara
  una salsa con battuto di rosmarino, salvia e prezzemolo,
  sale e strutto; si mette la carne sul fuoco e la si bagna
  con questa salsa e con un po' del solito vino.
OVA FRICTELLATE PIENE
         (Dal ricettario di Maestro Martino Da Como, sec.XV°)

• Ingredienti (per 6 persone): 12 uova, 4 tuorli d'uovo, 1,5 dl. di olio,
  gr.60 di parmigiano grattuggiato, 2 cucchiai da tavola di menta
  sminuzzata finemente ed altrettanto di prezzemolo, gr.60 di uva
  passa (precedentemente ammollata e tritata, pepe nero e zenzero
  tritati, 5 cucchiai di sugo d'arancia mescolato ad una goccia (!) di
  aceto bianco.
  PREPARAZIONE
  Scaldate l'olio in una padella e rompeteci dentro le uova, magari 4
  per volta. Cuocete adagio, irrorandole con cucchiaiate del loro olio
  caldo in modo da far rassodare i tuorli coperti da un velo di albume
  rappreso. Togliete le uova dalla padella e ponetele sopra una
  superficie piana (tagliere, ad esempio). Cotte tutte le uova, fate un
  taglio circolare in ciascun albume e togliete con delicatezza tutti i
  tuorli. Metteteli in una ciotola e sbatteteli insieme ad altri 4 tuorli
  crudi, il formaggio, la menta ed il prezzemolo, l'uva passa ed il pepe.
  Amalgamate bene. Riempite con il composto gli albumi e friggeteli di
  nuovo, 4 per volta, voltandoli spesso, fino a che il ripieno è cotto.
  Disponeteli su di un piatto da portata riscaldato, versatevi sopra il
  succo d'arancia. Spolverizzate di zenzero tritato e servite.
IL VINO
• Nel periodo medievale
  lo sviluppo della
  viticoltura si deve in
  gran parte ai conventi,
  diventati dei veri e
  propri centri vitivinicoli
  vista la necessità di
  disporre di vino per le
  celebrazioni della Santa
  Messa; questo contribuì
  notevolmente
  all'espansione della
  viticoltura anche in
  quelle zone dove prima
  non esisteva.
• È noto come i centri monastici fossero dei
  nuclei importantissimi sia per la vita
  culturale sia per la vita economica dei
  villaggi vicini: la coltivazione della vite è solo
  uno dei tanti aspetti e dei tanti lavori portati
  avanti nei monasteri.
• Nel medioevo il vino
  aveva un ruolo
  importante
  nell’alimentazione.
  Apportava calorie
  necessarie per
  affrontare il duro
  lavoro manuale e le
  condizioni di vita
  molto difficili.
• La taverna, il luogo dove
  si vende e si beve vino,
  diventa un importante
  punto di ritrovo per gli
  abitanti di città e villaggi.
• Naturalmente entrare
  nelle taverne è
  sconsigliato o vietato agli
  ecclesiastici… che però,
  soprattutto nei villaggi le
  frequentano spesso e
  volentieri.

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La tavola nel tempo 2

  • 1. La tavola nel tempo: il Medioevo
  • 2. A. L’alimentazione nel Medioevo – Caratteri generali – Animali per il cibo, animali per la fatica – I cereali – Tecniche di conservazione – L’alto Medioevo: Romani-Barbari – Basso Medioevo: le città B. Il linguaggio del cibo
  • 3. CARATTERI GENERALI • La cucina medievale è abbondantissima, ma sostanzialmente monotona. • Dominano le carni cucinate con numerose spezie esotiche (ginepro, cannella, pepe, noce moscata, zafferano...) che riescono con i loro intensi aromi a coprire il sapore spesso cattivo dei cibi andati a male. L’unico prodotto conservato in grandi quantità e trasportato in luoghi lontani è il pesce: appena pescato viene stipato in barili sotto sale dove può rimanere per molto tempo senza alterarsi.
  • 4. Il pane è l’alimento fondamentale per tutta la popolazione: ogni famiglia lo prepara in casa propria impastando farina integrale, acqua, sale, lievito per poi cuocerlo nel forno a legna. Si consuma una grossa quantità di frutta e verdura. La pasticceria comincia ad essere prodotta su larga scala: vengono messi in commercio bignè, cialde, ciambelle, biscotti, marzapane e croccanti... Per fare la pasticceria, come per gli altri usi culinari, il grasso più usato è il lardo e il dolcificante più impiegato è lo zucchero di canna.
  • 5. LE RISORSE • Le rese agricole dei cereali, cioè le quantità di cereali che si raccoglievano per ogni ettaro seminato, erano molto basse, circa 7- 8 quintali (Ora si arriva a 60 quintali e oltre).
  • 6. Il bosco • Il bosco era tornato a ricoprire gran parte d’Europa. Circondava paesi e città e rappresentava al contempo una minaccia e una risorsa. • Infatti, se entrare in un bosco significava rischiare di incontrare uomini o animali pericolosi, il bosco era, però, anche una risorsa fondamentale per la vita quotidiana.
  • 7. • I boschi fornivano carne grazie alla caccia, producevano frutti selvatici, castagne, noci, nocciole e – in casi estremi – anche ghiande. Davano funghi ed erbe medicinali.
  • 9. DOLCI MEDIEVALI • Grande diffusione ebbe nel Medioevo un manufatto alimentare semplice e geniale: la torta, detta anche pasticcio, pastello, coppo... Tipica della gastronomia italiana, la torta veniva farcita con ingredienti di ogni genere e rappresentava una risorsa fondamentale.
  • 10. • Il regime alimentare nel Medioevo è più ricco e variato che nei secoli successivi (caccia, pesca, raccolta di frutti selvatici, ecc.). Questo soprattutto per gli strati inferiori della popolazione. • Però si hanno spesso carestie.
  • 11. Animali per il cibo, animali per la fatica LA CARNE PIU’ NOBILE E’ QUELLA CHE VOLA • Nei primi secoli del Medioevo, le carni più apprezzate erano quelle di selvaggina grossa (cervo, capriolo, cinghiale) ritenute più nutrienti e più adatte a irrobustire il corpo.
  • 12. • Verso il XIV-XV secolo, questo apprezzamento cominciò a cambiare: si valorizzarono le carni di volatili (fagiani, pernici, quaglie, ecc.) più fini e leggere, più adatte a un tipo di nobiltà diversa, quella degli uomini di corte che si distinguevano non più per la forza fisica, ma per l'abilità politica e anche per gli interessi culturali.
  • 13. Bestie minute. • Pecore e capre per il latte e la lana. Poi per la carne. • Maiale: l’animale da carne per eccellenza. • Tutti e tre utili per grassi animali: lardo e strutto
  • 14. • Bestie grosse b. bovini ed equini come forza lavoro (solo a fine ciclo lavorativo vengono macellati) c. addestramento del cavallo ad animale utile all’uomo
  • 15. • Animali di bassa corte (galline, oche, anitre). E’ alto il consumo di pollame domestico. • Caccia Si cacciano cervo, capriolo, cinghiale, camoscio, stambecco, orso.
  • 17. Pesce • allevato con facilità. • scappatoia alla proibizione monastica della carne.
  • 18. I cereali • I cereali perdono nell'alto medioevo quella centralità produttiva e alimentare di cui avevano goduto in epoca romana.
  • 19. • Si ha una penuria di cereali, il consumo alimentare subisce un impoverimento qualitativo; l'orzo resta un cibo destinato in primo luogo agli animali. • Si fa il pane con altri cereali (segale, sorgo, ecc.), ma anche con le castagne. In periodi di carestia anche con le ghiande.
  • 20. Tecniche di conservazione • Tecniche di conservazione e preparazione: ritmo di crescita degli animali più lento. • Tecniche di conservazione: • 1. Salagione • 2. Affumicatura • 3. Insaccamento
  • 21. Preparazione delle carni 1. soprattutto bollitura 2. arrosto, fritto, stufato 3. tecnica delle cotture plurime = bollitura poi altri eventuali trattamenti 4. impiego vastissimo di erbe e spezie
  • 22. L’ALTO MEDIOEVO: BARBARI E ROMANI • Le popolazioni celtiche e germaniche, da secoli abituate a percorrere le grandi foreste del Centro e del Nord dell’Europa, avevano sviluppato una forte predilezione per lo sfruttamento della natura vergine e degli spazi incolti. La caccia e la pesca, la raccolta dei frutti selvatici, l’allevamento brado nei boschi (soprattutto maiali, ma anche equini e bovini) erano attività centrali e caratterizzanti del loro sistema di vita. Non il pane o le polente, quindi, ma la carne era il valore alimentare di primo grado.
  • 23. • Non si beveva il vino (conosciuto solo nelle zone di confine dell’impero) ma il latte di giumenta (latte di cavalla) e liquidi acidi che se derivavano; il sidro, tratto dalla fermentazione dei frutti selvatici; o la birra, là dove si coltivavano i cereali nelle piccole radure sottratte alla foresta. Non si usava l’olio per ungere e per cuocere, ma il burro e il lardo. Il quadro non era certo così rigido: anche i Germani consumavano cereali, pappe d’avena o focacce d’orzo (non però il pane di frumento, vero simbolo dell’alimentazione mediterranea).
  • 24. • Macellazione e taglio della carne.
  • 25. BASSO MEDIOEVO: LE CITTA’ • Le città-stato e poi le signorie non si chiusero mai in se stesse ma furono i perni attorno a cui ruotavano scambi culturali ed economici, con un'ampia circolazione di uomini, idee, esperienze e prodotti. A cominciare dai prodotti alimentari e da ciò che essi portavano con sé, vale a dire metodi di preparazione e di cottura, gusti, ricette. • Fu esattamente in questo modo che a poco a poco si costruì la cultura gastronomica italiana, nata dalla circolazione di saperi e di sapori nelle piazze e nei mercati delle città.
  • 26. • Dal confronto e dalla contaminazione di culture diverse, ad esempio, ebbe origine l'affermarsi progressivo della pasta in tutte le sue varietà e di altre preparazioni a base farinacea come le torte ripiene o pasticci, di specifiche modalità di lavorazione dei salumi o dei formaggi, di una generale vocazione alla valorizzazione delle verdure. • La città è stata dunque, nella penisola italiana, il luogo strategico di costruzione e di trasmissione della cultura gastronomica.
  • 27. IL LINGUAGGIO DEL CIBO • L’alimentazione è la prima occasione per gli strati dominanti della società di manifestare la propria superiorità. • Il Potens mangia di più e meglio. Mangia carne. • Il Pauper mangia meno e peggio.
  • 28. La tavola dei potenti e degli umili
  • 29. • Un altro modello di comportamento alimentare è quello monastico: per distinguersi ed elevarsi rispetto all’aristocrazia carnivora, la regola monastica prevede di mangiare poco, digiunare e non consumare carne. Questo in teoria.
  • 30. • Infatti la regula • La regula di San magistri prevede per i Benedetto collega giorni di festa alimentazione e distribuzioni lavoro e assegna più supplementari ed cibo a chi lavora nei alimenti dolci. campi.
  • 31. • E’ forte il simbolismo del pane: si ha una identificazione fra pane terreno e pane celeste. • Esiste una gerarchia sociale a tavola: vicinanza al capo in ordine di importanza. Lo stesso anche in convento.
  • 32. LE STOVIGLIE • DIETA MONASTICA • IL BANCHETTO
  • 33. LE STOVIGLIE • Nel medioevo le stoviglie erano pochissime, anche ai banchetti dei nobili. Si usavano forchettoni per passare il cibo, coltelli per tagliare alimenti duri e fare le porzioni. Naturalmente il coltello o il forchettone servivano a più persone. • Le zuppe si bevevano dalle ciotole. • Come piatto si usavano spesso grandi fette di pane che alla fine venivano anch’esse mangiate.
  • 34. • Le stoviglie più utilizzate erano … le mani. • Nelle case più umili non si usavano nemmeno i bicchieri, oppure venivano usati in comune. • Per cucinare i cibi si usavano pentole metalliche o di coccio, che venivano sospese sul focolare con una catenella.
  • 35. LA CARNE, IL PESCE. POTERE E SANTITA’ • L'esclusione delle carni nei monasteri era a volte obbligatoria, a volte raccomandata, ma a volte vi era distinzione tra carnes e pulli. • La scelta del pesce si afferma a poco a poco nei secoli dell'alto medioevo. • La carne veniva proibita per vari scopi: • - scopo ascetico purificatorio • - scopo punitivo • La punizione base era pane, acqua e cibi innocenti (come gli ortaggi).
  • 36. Negarsi il cibo II pasto rituale di carni consacrate alle divinità pare essere un aspetto importante della religiosità pagana, denunciato e combattuto dalle autorità ecclesiastiche.
  • 37. • Persisteva in ambito ecclesiastico un comune atteggiamento culturale nei confronti del cibo: l'idea, cioè, della privazione alimentare. • Scopo del sistema delle privazioni è la mortificazione del corpo: il cibo del corpo si contrappone al cibo dell'anima. • In particolare rimane la privazione della carne, che è nutrimento del corpo, ma che è simbolo della forza e del potere per alcuni gruppi sociali.
  • 38. • Il consumo di carne era associato idealmente anche alla sessualità. • Rifiutare la carne significa anche allontanarsi dalle tentazioni del corpo. • L'eden era vegetariano.
  • 39. Il cibo nella regola di san Benedetto • Cap. XXV. Delle colpe più gravi • Il fratello reo di colpe più gravi sia sospeso dalla mensa e dal coro. Nessuno gli si accosti né conversi con lui. Sia solo anche nel lavoro assegnatogli, perseverando nel pianto della penitenza. Solo faccia i suoi pasti, nella misura e all’ora che l’abate gli avrà fissato, e nessuno nel passare benedica lui o il cibo che gli viene dato.
  • 40. • Cap. XXXIX. Della misura del cibo • Crediamo che per la refezione quotidiana così di sesta come di nona, a tutte le mense bastino due piatti cotti per le diverse infermità; sicchè chi per caso non potrà mangiare dell’uno, mangi dell’altro. Due piatti cotti bastino dunque a tutti i fratelli, quando si abbiano inoltre frutta o verdure fresche, si aggiunga un terzo piatto.
  • 41. • Tutti poi si astengano dal mangiare carne di quadrupedi, eccetto i deboli e gli infermi.
  • 42. Il banchetto • I principi barbari che si stanziano nell’Impero romano durante il secolo V adottano l’uso romano del banchetto. • Le tavole di solito sono appoggiate su cavalletti; i partecipanti siedono su panche coperte di cuscini o tappeti; il tavolo del principe è più alto e di solito è posto sotto un baldacchino.
  • 43. • Ci sono poche stoviglie, che si collocano non sulla tavola del banchetto, ma su una tavola di servizio e che vengono lavati dai servi durante il banchetto. Le dame intervengono ai banchetti e siedono in mezzo agli invitati. Contraddistingue il banchetto medievale la ricchezza delle portate e la poca eleganza del servizio.
  • 44. • La moda è di mangiar molto: chi più mangia, è maggior cavaliere. Predominano nella lista i piatti di carni arrostite: si usavano molto la selvaggina e il pesce. • I vini dei banchetti solenni sono di solito speziati: vi si mettevano il miele e il pepe.
  • 45. Banchetti per stupire • Prima che fossero presentate a tavola, le vivande erano portate con grandissimo onore attorno alla piazza, per farne mostra al popolo. Le vivande erano pronte per essere mangiate, ma prima di tutto ammirate: la loro abbondanza e la loro qualità serviva a ostentare la ricchezza del signore e la capacità dei suoi cuochi. Questo scopo "dimostrativo" si estendeva non solo ai partecipanti al banchetto ma anche al popolo che acclamava in piazza.
  • 46. • Ai banchetti dei signori di grado più alto si usavano vassoi d' argento e coppe d' oro, arrivavano in tavola interi cinghialetti arrostiti, frittate di centinaia di uova, enormi brocche di vino, fruttiere ricolme. • In pieno Medioevo apparve uno strumento nuovo che impiegò molto tempo a conquistare le tavole di tutto il continente: la forchetta, ma soltanto a due denti. Per molto tempo, però, fu usata soltanto dalle dame più nobili poichè per gli uomini era un segno di debolezza.
  • 47. • Per pulirsi le mani c'erano diversi metodi: si potevano strofinare con noncuranza sul mantello dei cani che girovagavano numerosi attendendo gli ossi, o si potevano lavare delicatamente con acqua di rose, o pulire su tovaglie di lino. • Sempre per pulirsi le mani, c'era anche un'altra soluzione, molto diffusa e graditissima ai poveri: si mangiava su... tovaglie di pane, cioè sopra uno strato di pasta sottile, rettangolare, una specie di "pizza", sulla quale ogni convitato tagliava la carne, lasciava colare il sugo, pulendosi poi le mani con un po' di mollica intatta; quel che restava di queste "tovaglie" veniva dato ai poveri che aspettavano alla porta.
  • 48. RICETTE MEDIEVALI • Cervo arrosto. • Si lava la carne di cervo con aceto e/o vino per togliere un po' del sapore di selvatico e la si sbollenta in acqua. Se il pezzo è girello o schiena, lo si riveste nella rete di maiale insieme a un po' d'alloro e si mette sul fuoco bagnandolo di tanto in tanto con un po' di vino (eventualmente lo stesso di prima). Altrimenti si prepara una salsa con battuto di rosmarino, salvia e prezzemolo, sale e strutto; si mette la carne sul fuoco e la si bagna con questa salsa e con un po' del solito vino.
  • 49. OVA FRICTELLATE PIENE (Dal ricettario di Maestro Martino Da Como, sec.XV°) • Ingredienti (per 6 persone): 12 uova, 4 tuorli d'uovo, 1,5 dl. di olio, gr.60 di parmigiano grattuggiato, 2 cucchiai da tavola di menta sminuzzata finemente ed altrettanto di prezzemolo, gr.60 di uva passa (precedentemente ammollata e tritata, pepe nero e zenzero tritati, 5 cucchiai di sugo d'arancia mescolato ad una goccia (!) di aceto bianco. PREPARAZIONE Scaldate l'olio in una padella e rompeteci dentro le uova, magari 4 per volta. Cuocete adagio, irrorandole con cucchiaiate del loro olio caldo in modo da far rassodare i tuorli coperti da un velo di albume rappreso. Togliete le uova dalla padella e ponetele sopra una superficie piana (tagliere, ad esempio). Cotte tutte le uova, fate un taglio circolare in ciascun albume e togliete con delicatezza tutti i tuorli. Metteteli in una ciotola e sbatteteli insieme ad altri 4 tuorli crudi, il formaggio, la menta ed il prezzemolo, l'uva passa ed il pepe. Amalgamate bene. Riempite con il composto gli albumi e friggeteli di nuovo, 4 per volta, voltandoli spesso, fino a che il ripieno è cotto. Disponeteli su di un piatto da portata riscaldato, versatevi sopra il succo d'arancia. Spolverizzate di zenzero tritato e servite.
  • 50. IL VINO • Nel periodo medievale lo sviluppo della viticoltura si deve in gran parte ai conventi, diventati dei veri e propri centri vitivinicoli vista la necessità di disporre di vino per le celebrazioni della Santa Messa; questo contribuì notevolmente all'espansione della viticoltura anche in quelle zone dove prima non esisteva.
  • 51. • È noto come i centri monastici fossero dei nuclei importantissimi sia per la vita culturale sia per la vita economica dei villaggi vicini: la coltivazione della vite è solo uno dei tanti aspetti e dei tanti lavori portati avanti nei monasteri.
  • 52. • Nel medioevo il vino aveva un ruolo importante nell’alimentazione. Apportava calorie necessarie per affrontare il duro lavoro manuale e le condizioni di vita molto difficili.
  • 53. • La taverna, il luogo dove si vende e si beve vino, diventa un importante punto di ritrovo per gli abitanti di città e villaggi. • Naturalmente entrare nelle taverne è sconsigliato o vietato agli ecclesiastici… che però, soprattutto nei villaggi le frequentano spesso e volentieri.